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La rincorsa di Sofia Goggia per Pechino parte da Verona

La rincorsa di Sofia Goggia per Pechino parte da Verona

La rincorsa di Sofia Goggia per partecipare alle Olimpiadi invernali di Pechino si sta realizzando a Verona. E più precisamente nella palestra Magnitudo Training di Cristiano Turri. Fondata 2017 la Magnitudo è la palestra dove Sofia Goggia si è ricostruita anche dopo il grave incidente del 2018 che la tenne lontano dalle gare per oltre un anno.

A Verona l’atleta bergamasca è seguita dal preparatore atletico Flavio Di Giorgio, ex rugbista del Petrarca Padova. Laureato in Sport Science in Galles Di Giorgio è il nuovo preparatore atletico della nazionale di rugby che il prossimo 6 febbraio esordirà nel Sei Nazioni contro la Francia.

Sofia è impegnata in una corsa contro il tempo. Le Olimpiadi invernali si inaugurano il 4  febbraio. Vuole essere al cancelletto di partenza della discesa libera femminile al National Alpine Ski Centre di di Xiaohaituo, il 15 febbraio. In questo modo potrà difendere il suo titolo olimpico conquistato quattro anni fa a Pyeongchang.

Per la Goggia non ci sono mission impossible

Nel clan dell’atleta sono tutti concordi nel ritenere la missione “possibilissima” anche grazie allo spirito, all’anima e ai nervi d’acciaio della bergamasca. “Le cose stanno progredendo nel modo sperato”, ha detto giorni fa Sofia.  Nella  palestra Magnitudo Training la conoscono bene. Infatti l’atleta a Verona è già stata aiutata per la ricostruzione del malleolo a un anno dai mondiali di Are in Svezia.

Flavio Di Giorgio era riuscito a fare un vero e proprio miracolo tanto che ad Are Sofia vinse la medaglia d’argento in supergigante. Dotata di una incredibile forza interiore Sofia ha ancora tanta fame di medaglie e per questo si sottopone ben volentieri ai sacrifici. “Creatività nell’interpretare le traiettorie, sempre a tavoletta sull’acceleratore, se va bene vince, perché nessuno fa le cose che fa lei”. Ha commentato Di Giorgio nei mesi di ricostruzione.

Tempi di recupero strettissimi al limite

Ora i tempi di recupero sono molto stretti. È una corsa non stop. Mattina, preparazione atletica a Verona. Quindi pomeriggio, fisioterapia al Bagnolo San Vito, vicino a Mantova. “Io di sportivi ne ho visti parecchi, ma una determinazione  come quella di Sofia è qualcosa d’impressionante. Ogni giorno ti stupisce di più”, dice Cristiano Turri. “Ha una forza incredibile, un’agonista nata. Si allena per ore e ore, impegnandosi al massimo”.

Intanto a Pechino…

Intanto a Pechino è partita la staffetta della fiaccola olimpica che sta attraversando le aree di gara a Pechino, Zhangjiakou e Hebei, dove cisono le piste per lo sci di fondo. 1.200 tedofori si stanno alternando nel tracciato definito all’interno del sistema delle bolle per azzerare i contatti con il mondo esterno.

I primi tre tedofori sono stati Luo Zhihuan, un ex pattinatore di velocità di 80 anni che ha vinto il primo titolo mondiale di sport invernali in Cina nel 1963. Poi c’è anche l’astronauta Jing Haipeng e il progettista del satellite Chang’e 1 Ye Peijian. Ancora sospeso il nome dell’ultimo tedoforo, quello che porterà la fiaccola al braciere olimpico.

Il percorso sarà breve prevede un passaggio alla Grande Muraglia, il monumento più famoso della Cina. Inoltre la fiaccola sosterà nei parchi olimpici del centro di Pechino e al Palazzo d’Estate.

Tutto questo mentre il Comitato Olimpico e il Governo Cinese sono alle prese con il boicottaggio di Stati Uniti, Australia, Gran Bretagna e Canada. Alcuni dei Paesi che hanno boicottato i Giochi a causa per la violazione dei diritti umani in Cina. Compreso il trattamento riservato alle minoranze musulmane nello Xinjiang e una repressione del dissenso a Hong Kong.

 

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