Mosca, il niet della superstar russa: «Presidente Putin, fermi la guerra»

È qualcosa in più di un «No» alla guerra. Quello l’aveva detto subito, un post di una riga e via. Invece l’attore Danila Kozlovsky, una delle personalità più note e amate del Paese, anche da noi per la sua partecipazione a Vampire Academy, Vikings, Mc Mafia, ex modello, produttore, ufficio e quotazioni in rialzo anche a Hollywood, insomma uno dei volti della Russia moderna, ha scelto di andare oltre. E, forse, di bruciare ogni ponte alle sue spalle. Lo ha fatto con un post, appena pubblicato sul suo account Instagram, che rappresenta una delle confessioni e degli sfoghi più interessanti, e importanti, letti finora. Perché si pone anche delle domande. Sui silenzi interessati, sulla complicità silente con il governo russo. Lo pubblichiamo di seguito, quasi in traduzione integrale. Ne vale la pena.
«Quello che sta accadendo ora è una catastrofe. In tutti i sensi. Catastrofe umana, umanistica, politica, economica. Quale si voglia. Io amo il mio Paese. Con tutto il mio cuore. E ho sempre creduto che il vero patriottismo sia la determinazione a dire la verità, che consiste in quello che tu senti e provi veramente. Con mia enorme delusione personale, non ho sempre dato prova di questa qualità. Ma ora è il momento in cui bisogna parlare. Siamo a quel punto di non ritorno che stiamo attraversando, letteralmente sui carri armati. E sto scrivendo questo testo non per strategia o – Dio me ne guardi – per il desiderio di attizzare ancora di più l’incendio dell’aggressione, ma perché tutto questo mi fa male e mi ferisce davvero.
Ora mi arriverà subito fatta la domanda diventata ormai leggendaria: «Dove sei stato in tutti questi otto anni?». Mi viene subito da chiedere «E dove perdio siete stati voi?», ma è indecoroso rispondere alla domanda con un’altra domanda perciò risponderò diversamente. Non lo so… Non lo so dove sono stato. Non vedevo, non capivo oppure non volevo vedere e non volevo capire. Ero indifferente, mi interessavo esclusivamente della mia vita quando invece bisognava esortare con tutti i modi alla ragione e alla pace. Credevo ingenuamente che tutto questo sarebbe finito e lì, in alto, sicuramente ci si sarebbe messi d’accordo perché sono persone intelligenti. Che non avrebbero consentito la guerra. L’hanno consentita. Orrore. Dolore. Afflizione insopportabile. E vergogna. Anche per me stesso. Per il mio silenzio e l’indifferenza in tutti questi anni. Ma è forse possibile portare la pace con la violenza? Da violenza nasce violenza. È forse possibile nel 21esimo secolo, in questi tempi sgangherati e innervositi dal Covid e da altri conflitti, risolvere simili problemi con «operazioni militari» contro un popolo fratello? Per quale ragione molti hanno sbagliato di grosso nelle loro previsioni? Solo perché era assolutamente impossibile immaginarselo. Era impossibile immaginare che i nomi di Kharkiv, Kiev e di altre bellissime città sarebbero potuti risuonare nelle cronache di guerra, e che i nostri amici ucraini nelle telefonate avrebbero domandato un dolente «perché», con noi a balbettare qualcosa di sconnesso in risposta. Ora ciò riguarda tutti noi senza eccezione perché le maledizioni, l’odio, le accuse che hanno ottenebrato il nostro spazio vitale, provengono da noi medesimi, e sono quello che partorisce qualunque guerra. Stanno morendo persone, soldati, civili. Missili stanno volando dentro le case. E qui non è assolutamente necessario intendersi di politica per capire con perfetta chiarezza che a ciò non esiste nessuna giustificazione. Egregio signor presidente, mi perdoni se mi rivolgo a lei direttamente ma solo lei è capace di fermare questa terribile sciagura. Noi non siamo «quei cittadini che sono contrari», come dice un funzionario altolocato, siamo cittadini del nostro Paese che amiamo più di ogni altra cosa al mondo e per questo vogliamo solo pace e quiete. Mi chiamo Danila Kozlovskij e sono contro la guerra. Lo dico a mio e solo a mio nome, con il mio cuore».