Alfonso Signorini: «Al Gf sono più stupidi che razzisti. Una mia ex dice che non sono gay? Si sbaglia»
Lunedì si chiude la più lunga stagione del reality: il conduttore Alfonso Signorini ha parlato al Corriere della Sera per raccontare la sua esperienza in una lunga intervista firmata da Renato Franco. Signorini si appresta a chiudere (lunedì in diretta su Canale 5) la più lunga edizione del Grande Fratello Vip, 183 giorni di cattività, una media di 3.100.000 spettatori (20,1% di share) che fa, volenti o nolenti, del reality uno degli asset fondamentali di Mediaset. Va bene che la tv non deve essere pedagogica, ma certe uscite sono state fuori luogo. Lei stesso ammonendo i concorrenti ha detto che era «una brutta tv da ascoltare. Nel mirino soprattutto le tante dichiarazioni e atteggiamenti sopra le righe dei vari concorrenti che hanno veramente dette di tutti i colori. Ma Signorini cosa ne pensa di certe castronerie?
Quindi alcuni concorrenti sono più stupidi che razzisti?
Certo che sì. A un certo punto la situazione era sfuggita di mano e mi sono sentito in dovere di parlare a tutti e dargli un consiglio: uscite piuttosto che dare il peggio di voi come state facendo, vi fate del male da soli.
Non poteva prendere provvedimenti più duri di quelli che non sono stati presi?
Non si può fare del Gf un campione di correttezza, è un programma per sua natura politicamente scorretto; la diretta non si può edulcorare né si può dare una visione della realtà diversa da quella che è. Nelle edizioni precedenti eravamo più rigorosi e inflessibili, e ci sono stati attriti e contrasti nel gruppo di lavoro. A me ad esempio la squalifica di Fausto Leali per la N-word era sembrata esagerata e fuori luogo. Fin dall’inizio ho messo sul tavolo che volevo un’edizione che fosse più spregiudicata come è nella natura del programma.
Liberi tutti è un po’ troppo però…
Quest’anno alcune espressioni sono state decisamente fuori luogo e le abbiamo condannate sempre con fermezza, ma sappiamo distinguere cosa è veramente ingiurioso da quanto invece è provocatorio, frutto di un’esasperazione o stupidità. Poi i social trasformano tutto in un caso nazionale, ma se ragionassimo solo con il politicamente corretto non dovremmo nemmeno andare in onda 24 ore su 24.
Anche lei è caduto nella trappola, la frase sulla contrarietà all’aborto è stata molto infelice. Quel «noi» poi a far sembrare che parlasse anche a nome di Mediaset.
Stavo parlando della cagna di Giucas Casella all’interno del Gf. Una battuta è stata estrapolata ed è diventata un caso. Anche il contesto deve essere valutato.
Il contesto del Gf dunque è poco credibile?
Certo, sono il primo a dirlo, è un contesto molto cialtrone. Il noi è stato un errore se io avessi voluto coinvolgere Endemol o Mediaset, ma parlavo per me, non mi permetterei mai di esprimere opinioni a nome loro. Uso spesso il plurale maiestatis, non posso? Ammetto che sarebbe stato un errore se fosse stato un discorso serio in un contesto serio.
Il Grande Fratello non è un format superato?
Forse usurato, non superato. È seguitissimo dai social, fa dibattito in rete, è un affresco nel bene e nel male di quello che viviamo tutti i giorni. Katia Ricciarelli dimostra che l’archetipo della nonnina di Cappuccetto Rosso non esiste: si associa l’idea della persona più che matura alla quintessenza della bontà e dell’accoglienza, ma lei è tutto fuorché buona e accogliente. Mi piace portare in scena queste contraddizioni.
Lei li chiama «vipponi», che assomiglia molto a «pipponi».
È un’assonanza voluta. Ormai nel termine vip rientra chiunque, anche chi vip non è. Ma chi accetta di partecipare a questo tipo di programmi è accomunato da un ricorrente sentire: si prendono tutti tremendamente sul serio, non hanno il minimo senso dell’autoironia e dell’autocritica, ogni discorso gronda di retorica. Io invece penso che la leggerezza sia il segreto della vita.
Sonia Bruganelli e Adriana Volpe non si sono amate…
E continueranno a non amarsi, è chiaro che a me faceva gioco ed era quello che speravo ardentemente accadesse.
Dalla laurea in Filologia medievale e umanistica al gossip il giro sembra molto lungo.
Ho imparato a fare tv studiando la Rhetorica ad Herennium attribuita a Cicerone, che insegna le tecniche su come conquistare l’attenzione degli astanti. Un manuale di estrema utilità e modernità che applico da sempre, anche nella conduzione del Gf: fornisce “trucchi” che vanno dalla captatio benevolentiae alla peroratio finale. Anche nelle operazioni più commerciali ci può essere una parte costruttiva perché la formazione culturale ti aiuta nella quotidianità.
Attraverso il settimanale «Chi» lei può affossare o far decollare carriere, si sente onnipotente?
No, del potere non me ne è mai fregato nulla, anche se non sono così ingenuo e capisco l’influenza che ho. Ma non mi interessa, nessuno mi invita da nessuna parte perché dico sempre di no: ho deciso che il mio tempo libero lo uso per altro, non per coltivare relazioni
Una sua ex è convinta che lei abbia dichiarato di essere gay per «esigenze di copione». Insomma per convenienza.
Avevamo rapporti che sono rimasti epici, e non si è rassegnata alla mia scelta, mi spiace per lei. Capisco che possa essere una sconfitta dopo tante mirabilia, ma è andata così: io sono profondamente omosessuale.
Chi fa spettacolo ha spesso parecchie fobie, le sue?
Sono un abitudinario a livelli ossessivi, quando parto la notte da Roma per tornare a Milano mi devo sempre fermare al casello di Orte perché lì c’è energia positiva. E poi soffro di ipocondria in una maniera allucinante, faccio tre tamponi al giorno, mattina, pomeriggio e sera, mi rilassa.