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Le galassie più antiche sono oggi visibili col telescopio Webb

Le galassie più antiche sono oggi visibili col telescopio Webb

Le galassie più antiche sono oggi visibili col telescopio Webb

 Le galassie più antiche sono oggi visibili col telescopio Webb. Sono numericamente quattro e la loro ‘data di nascita’ risale Le galassie più antiche sono oggi visibili col telescopio Webball’epoca in cui l’universo era giovanissimo:  aveva un’età compresa fra 300 e 500 milioni di anni, vale a dire circa il 2% della sua età attuale. Anche le galassie di cui parliamo erano anch’esse giovanissime e in piena formazione. Questo viaggio nel tempo all’alba dell’Universo si deve a due articoli, pubblicati sulla rivista Nature Astronomy.

Le galassie più antiche sono oggi visibili col telescopio Webb

La ricerca ha individuato nei dati del James Webb Space Telescope (Jwst) la conferma che quelle osservate appartenevano alle prime generazioni di galassie, ancora povere di elementi complessi, come carbonio, ossigeno e azoto. L’altra ricerca ha invece dato modo di determinarne le dimensioni e indicando che le stelle contenute in ognuna di esse avevano una massa complessiva pari a 100 milioni di quella del nostro Sole.

Per il futuro si spera di trovarne altre ancora più antiche

Il telescopio James Webb ha permesso di arrivare a definirle nel dettaglio: analizzandone la composizione della luce, ha permesso di riconoscere firme molto chiare nelle lunghezze d’onda dell’ultravioletto, che aiuta a differenziare le quattro galassie da altre che hanno proprietà simili. Per la prima volta queste osservazioni ci dicono come si stanno formando le prime galassie. Per il futuro, il progetto è di trovare galassie ancora più antiche, che ci mostrino fasi dello sviluppo precedenti rispetto a quelle osservate.

Una macchina molto complessa

Jwst è un telescopio spaziale per l’astronomia a raggi infrarossi,lanciato il 25 dicembre 2021 dallo spazioporto di Arianespace a Kourou, nella Guiana francese, trasportato in orbita solare da un razzo Ariane 5. Si tratta del frutto di una collaborazione internazionale tra l’Agenzia spaziale statunitense (NASA), l’Agenzia spaziale europea (ESA) e l’Agenzia spaziale canadese (CSA).

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