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Morman Car vende sogni in movimento: l’intervista a Simone Manella

Morman Car vende sogni in movimento: l’intervista a Simone Manella

Morman Car vende sogni in movimento. Una prestigiosa concessionaria di autovetture di lusso, con un’ampia selezione di marche top come Audi ABT Sportline, Mercedes AMG, Aston Martin, Bentley, Ferrari, Lamborghini, Maybach, Maserati, Bmw, McLaren, Porsche e Rolls Royce. Sul loro sito ufficiale – consultalo QUI – è presa in prestito una frase del grande capitano d’azienda Adriano Olivetti, che rende bene il concetto di “sogno”, evocato da questi brand iconici: “Spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande”.

Morman Car vende sogni in movimento

Questa concessionaria, targata Brescia (nel pieno centro città del capoluogo lombardo), nasce dall’irrefrenabile passione per i motori da parte di cinque soci per il mondo dei motori. Un amore coltivato in gioventù per i rally, distintosi poi in altrettante carriere nell’ambito dell’automotive e del commercio.

Una nuova filosofia che guarda all’unicità

Morman Car vende sogni in movimentoMorman Car rappresenta una nuova idea di dealer automobilistico, più simile ad un atelier di moda che ad un concessionario classico. Offrendo un servizio di assoluta personalizzazione dei modelli più ambiti. Per questo motivo possiamo parlare di una… sartoria dei motori! Abbiamo raggiunto  al telefono con l’account business Simone Manella per una chiacchierata, durante la quale sono emersi spunti davvero interessanti su questo mondo elitario.

L’intervista

La domanda di partenza è d’obbligo: come si è avvicinato al mondo del commercio di autovetture di lusso?

Ho cominciato nel 1996 con una breve esperienza iniziale in Fiat e poi in Ferrari, gestendo la concessionaria Rossocorsa. E’ cominciato tutto da lì, all’insegna del “cavallino”…

Un’anima da venditore focalizzata quindi in un preciso ambito: quello delle auto di lusso, giusto?

Diciamo che la mia anima da venditore è stata forgiata nella prima parte degli anni ’90 in un contesto diverso, ovvero quello di. Quella formazione mi ha certamente segnato, sentendomi pronto per confrontarmi con altri ambiti. Lo dico naturalmente intono scherzoso ma è “colpa” loro. E’ colpa del Presidente Berlusconi, del Dottor Pino Pilera, del Dottor Dellutri, con quale peraltro feci il colloquio iniziale per entrare in azienda. La formazione di quegli anni meravigliosi in Publitalia era certamente all’avanguardia e mi ha dato l’opportunità, in seguito, di seguire il mio amore viscerale per le auto. In quel periodo avevo cominciato anche a correre nei rally… era destino che avrei finito per occuparmi di quello che faccio attualmente.

A parte il mutato contesto economico odierno, quali aspetti – soprattutto nel settore delle luxury car – indicherebbe come drasticamente cambiati?

Senza dubbio la qualità della clientela! In quegli anni l’industria brescaiana cavalcava a doppie cifre, questa auto si vendevano in maniera impressionante. Oggi è tutto cambiato: si ha paura ad acquistare automobili di questa portata per tutta una serie di problematiche che sarebbe lungo elencare adesso. In sintesi c’è ancora una passione generale per le auto di prestigio… ma con più attenzione e cautela da parte degli acquirenti. Rimane il fatto che questo genere di autovetture sono le uniche che davvero non moriranno mai.

Cosa ne pensa della svolta elettrica della quale si parla tanto?

Personalmente sono contrario! Si tratta di una filosofia sbagliata, alla quale vi è una grandissima operazione di marketing. A parte le infrastrutture che necessitano per svilupparsi appieno e che possono essere approntate… la mia domanda è: se fra un anno dovessimo avere il 50% del parco automobilistico alimentato ad elettricità, dove troviamo tutta questa energia? Come la produciamo? Come smaltiamo le batterie? Per chi appartiene alla “vecchia generazione” come il sottoscritto, ho una difficoltà congenita al cambiamento. Nel periodo in cui sono stato responsabile in Rolls Royce Motorcar Italia, ebbi modo di sentire il Presidente di allora durante uno speech che disse “A noi piace l’odore della benzina e i nostri 12 cilindri”. Le auto sportive e/o di lusso ti devono regalare sensazioni di benessere e di prestazionalità con anche il “suono” tipico del motore. Prendiamo il brand Porsche. Alcuni modelli totalmente elettrici di Porsche “te li tirano dietro”: vorrà dire qualcosa?!? Ribadisco – e si tratta di un puro ragionamento di mercato – che, in proporzione, davvero vengono vendute a prezzi bassi.

Un giovane con possibilità economiche, rispetto ad un suo coetaneo di 30 anni fa, ha richieste differenti sul genere di auto da acquistare?

Assolutamente sì, nella maniera più assoluta! Il giovane del ’96 guardava, per esempio alla Golf GTI come ad un miraggio! La macchina per noi doveva fare rumore, andare forte. Ora non è più così: il giovane – lasciamo stare un momento il discorso delle fasce sociali più o meno abbienti – chiede principalmente alla vettura di andare dal punto A al punto B.  Il modello di prestigio da ostentare, il cosiddetto status symbol, è appannaggio oggi di una fascia di età dai 45 ai 55 anni. Il 25enne, salvo rari casi, vuole un mero mezzo di trasporto. Personalmente, io lavoro ancora con i genitori di questi ragazzi; i figli, ogni tanto, usano l’auto dei genitori ma il loro meccanismo mentale non è più aspirazionale.

La clientela femminile che ruolo gioca?

Le donne hanno un ruolo fondamentale, sempre più elevato ed ambizioso, nella scelta dell’allestimento. Anche in questo caso le posso dare qualche percentuale: 30 anni fa si trattava di un aspetto che veniva deciso dagli uomini al 95%, oggi questa tendenza è diametralmente ribaltata. Le donne che, in totale autonomia, scelgono un auto di lusso, sono in piccola crescita e, comunque, sempre nella fascia d’età fra i 45 e i 55 anni.

Quali sono oggi le marche più richieste?

Il trend vede Porsche in maniera primaria, seguono Bentley e qualche Rolls Royce, anche se con tempi d’attesa molto lunghi. Si parte da un minimo di 18 mesi e si può arrivare ai due anni abbondanti per modelli particolari.

E la compravendita dell’usato: com’è attualmente la situazione?

Il turnover medio è biennale, anche per un meccanismo innescato dalle case automobiliste – Porsche e Bentley a parte – che aggiornano costantemente i loro modelli. Lo sappiamo, la novità è un elemento molto seduttivo e stimolante. Considerando poi la difficoltà e i tempi di consegna del nuovo, il mercato dell’usato attuale non può che risultare “drogato”, con valutazioni estremamente al di sopra del valore reale, almeno di un 20%.

Ma, in conclusione… lei che macchina possiede?

In sono da sempre un fan della BMW… ma in realtà non possiedo un’auto specifica: quelle del salone sono tutte mie! Scherzi a parte, se vuole sapere quale auto preferisco, le rispondo in controtendenza, un atteggiamento che credo mi darà ragione in futuro: io nelle mie preferenze sono sempre stato molto “british” ed ho sempre amato una marca – fino ad oggi poco apprezzata – che è la Aston Martin. Anche se di cognome non faccio Bond ma… Manella!

 

 

 

 

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