“Domicidio” è la nuova parola del 2024
Potrebbe davvero rappresentare un nuovo termine linguistico anche se, a fare memoria e a conoscere la storia, non è affatto nuova: domicidio. Si utilizza quando in un conflitto si rade al suolo una città rendendo quel posto un territorio inabitabile per lungo tempo, non risparmiando infrastrutture nè palazzi residenziali. Un disastro accaduto con il bombardamento di Dresda nella II Guerra Mondiale, come pure ad Amburgo quando la città venne completamente distrutta dagli Alleati con – purtroppo – il lucido e consapevole intento di colpire i civili.
Un termine nuovo che arriva però dal passato
Oggi accade a Gaza e prima ancora era successo a Mariupol prima ancora ad Aleppo in Siria. La parola è “domicide”, che in italiano duona “domicidio”. Un termine che proviene dal latino domus, casa, e caedere, uccidere. Quindi, il domicidio è la distruzione di massa di abitazioni per rendere il territorio inabitabile.
Rappresenta un crimine contro l’umanità
Il termine è stato utilizzato dall’inizio degli anni 2000, solo negli ultimi tempi il concetto è entrato a far parte del dibattito pubblico. Al punto che le Nazioni Unite dibattono sulla necessità di classificarlo come un crimine contro l’umanità. Distruggere senza pietà le case dei civili equivale ad azzerare l’identità delle persone che le vivono e il loro senso di appartenenza.
Il disastro di Gaza
A Gaza la situazione rappresenta un disastro: 339 strutture educative 167 luoghi di culto tra i 26 e i 35 ospedali. Sul quotidiano The Guardian si legge: “Le stime del livello di distruzione degli edifici di Gaza sono controverse, ma il nuovo utilizzo delle immagini satellitari suggerisce che 98.000 edifici sono stati danneggiati prima del 29 novembre, data di inizio del cessate il fuoco temporaneo ormai abbandonato. I risultati si basano sull’analisi dei dati satellitari Copernicus Sentinel-1 dell’Agenzia spaziale europea da parte di Corey Scher della City University di New York e Jamon van den Hoek della Oregon State University”. Sempre il quotidiano britannico dall’inizio del conflitto ha rilanciato il termine mostrando anche con le immagini del prima e dopo il distruttivo effetto.