Now Reading
Papa Francesco si racconta a Fabio Fazio: “Da piccolo? Volevo fare il macellaio”

Papa Francesco si racconta a Fabio Fazio: “Da piccolo? Volevo fare il macellaio”

Nella lunga intervista concessa a Fabio Fazio per “Che tempo che fa”, Papa Francesco ha toccato alcuni tra gli argomenti più delicati dell’attualità: dalle guerre (“Un controsenso della Creazione”), ai migranti che attraversano il Mediterraneo (“Il cimitero più grande d’Europa”), al perdono (“Un diritto umano”). Ci sono però anche stati momenti più intimi, in cui Francesco ha raccontato qualcosa di sé; come quando Fazio ha chiesto al Santo Padre che mestiere sognava di fare da bambino. “Il macellaio” ha risposto Papa Francesco.

https://video.repubblica.it/cronaca/papa-francesco-si-racconta-a-fabio-fazio-da-piccolo-volevo-fare-il-macellaio/407582/408292?ref=RHTP-BS-I336086532-P4-S1-T1

La guerra, «un controsenso della creazione». I migranti, i poveri e la necessità di «toccare» il dolore dell’altro, «non basta vedere, è necessario sentire». La «mondanità spirituale» che è «il male più grande della Chiesa» e «fa crescere una cosa brutta, il clericalismo, una perversione della Chiesa». Ma anche notazioni più personali, come quando Fabio Fazio gli chiede: si sente mai solo, ha amici? E Francesco risponde: «Sì, sono un uomo comune, a me piace stare con gli amici, ne ho bisogno. Di amici ne ho pochi ma veri». Il Papa si fa intervistare a «Che tempo che fa», su Rai Tre, in collegamento da Santa Marta, quasi una sintesi del magistero di Francesco a beneficio degli spettatori.

La gente al primo posto

Le migrazioni, anzitutto, i «lager» in Libia e il trattamento «criminale» dei migranti, la Ue che deve «mettersi d’accordo» nella distribuzione e non lasciare tutto a Paesi come «Italia o Spagna», il Mediterraneo divenuto un «cimitero», e le tragedie come i 12 migranti trovati morti di freddo al confine tra Grecia e Turchia: «Questo è un segnale della cultura dell’indifferenza. Le categorie al primo posto in questo momento sono le guerre. La gente è al secondo posto. Ci sono categorie che importano e altre sono in basso: i bambini, i migranti, i poveri, coloro che non hanno da mangiare. Con un anno senza fare armi, si potrebbe dare da mangiare ed educazione a tutto il mondo. Vediamo come si mobilitano le economie e cosa è più importante oggi, la guerra: la guerra ideologica, di poteri, la guerra commerciale e tante fabbriche di armi».

La speranza

Ci sono segnali di speranza, come la storia John, un ragazzo ghanese, 25 anni, di cui ha parlato all’Angelus : «Per arrivare qui ha sofferto tutto quello che soffrono tanti migranti, e alla fine si è sistemato nel Monferrato, ha incominciato a lavorare, a fare il suo futuro, in un’azienda vinicola. E poi si è ammalato di un cancro terribile, è in fin di vita. E quando gli hanno detto la verità, cosa avrebbe voluto fare, ha risposto: “Tornare a casa per abbracciare mio papà prima di morire”. Morendo, ha pensato al papà. E in quel paese del Monferrato hanno fatto subito una raccolta e, imbottito di morfina, lo hanno messo sull’aereo, lui e un compagno, e lo hanno inviato perché potesse morire tra le braccia del suo papà. Ci fa vedere che oggi, in mezzo a tante brutte notizie, ci sono cose belle, dei santi della porta accanto».

Tensioni Russia Ucraina 

Fazio gli chiede anche delle tensioni tra Russia e Ucraina, del pericolo delle guerre. Un «controsenso» presente fin all’inizio, dal racconto biblico di Caino: «C’è come un anti-senso della creazione, per questo la guerra è sempre distruzione. Fare la guerra è una meccanica di distruzione». A proposito di «toccare il dolore», Francesco cita come esempio «i medici, gli infermieri e infermiere che hanno dato la vita in questa pandemia: hanno toccato il male e hanno scelto di rimanere lì con gli ammalati». Francesco parla dei suoi gusti musicali, «classici ma anche il tango» che ballava da ragazzo, com’è doveroso a Buenos Aires: «Un porteño che non balla il tango non è un porteño!». Ricorda che da piccolo sognava di fare «il macellaio», perché «quando andavo con la nonna vedevo che metteva via tanti soldi…». Parla anche del perdono, «è un diritto umano». Della preghiera, «è quello che fa il bambino quando si sente impotente e dice: papà, mamma». E ancora la cura del creato, la necessità di essere vicini ai figli. Il dolore innocente: «Perché soffrono i bambini? Non c’è risposta. Dio è forte, sì, onnipotente nell’amore. Invece l’odio, la distruzione, sono nelle mani di un altro che ha seminato per invidia il Male nel mondo». Alla fine chiede di pregare per lui e cita «Miracolo a Milano» di De Sica: «In quel film un indovino leggeva le mani e diceva “grazie cento lire”, io vi dico: cento preghiere».

«Pregate per me». E cita De Sica
Il Papa , chiudendo l’intervista, ha chiesto di «pregare per me: e se qualcuno non prega, di mandare energie positive, pensieri positivi». Poi il Papa ha citato un film di De Sica, Miracolo a Milano: «Lì c’era un indovino che mendicava chiedendo 100 lire. Io vi chiedo 100 preghiere».

View Comments (0)

Leave a Reply

Your email address will not be published.

Scroll To Top