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Johnson Righeira: “Vamos a la playa” ha 40 anni

Johnson Righeira: “Vamos a la playa” ha 40 anni

Johnson Righeira: “Vamos a la playa” ha 40 anni. Con i Michael avete dato voce – parole e musica – alla voglia d’estate degli italiani e di mezza Europa. Estate ‘83, la canzone spopola e rimbomba nell’etere e nei giradischi. C’era un Paese che, alle spalle gli anni di piombo, ballava e cantava. Con i Righeira avete scalato le hit parade fino ai Novanta. Poi l’onda pian piano è calata e, nel 2016,siete andati ognuno per la sua strada. Resta il marchio, l’icona Righeira, che non è mai tramontato. Ma tu prosegui nella parabola di musicista, cantautore e produttore: di canzoni ma non solo. Ora che Vamos alla Playa compie 40 anniche ci racconti?

In realtà, sono nel festeggiamento dei quarant’anni di Vamos già dall’anno scorso perché, come composizione, è nata a dicembre dell’81. Ho fatto uscire dei vinili colorati con demo originale e remix fatti da vari amici dj… Sono quindi nel festeggiamento, che si protrarrà fino all’anno prossimo.

L’anniversario che pensiero cosa suscita in Johnson Righeira😕

Che sono vecchio… No, dai. Diciamo che sto diventando grande, anche se non mi va.

A ben vedere, dopo due anni disgraziati, quale estate migliore di questa per cantare il ritorno al divertimento?

Speriamo, io ci crederò nel momento in cui sarò su una spiaggia e farò il bagno. Anche l’altr’anno si sperava, poi è andata com’è andata. Quest’anno mi sembra meglio, però abbiamo già visto ottimismi gelati dalla realtà… Speriamo sia così, anche perché, intanto, ho ricominciato a lavorare. L’anno scorso è stata portata avanti pochissima roba….

Se intoni Vamos a la playa, qualcuno che risponde con Ho-ho-ho-ho-ho lo trovi ovunque

Mi sento privilegiato, perché ho avuto la fortuna di avere un grande successo che è diventata un coro da stadio… E’ un privilegio, davvero.

Qualche nuova avventura?

Ho preso una vigna… Il vino si chiamerà Kutu, diminutivo di cutulengu, che in dialetto torinese vuol dire matto. E’ un vino bianco, vitigno autoctono del Canavese, dove abito dal primo lockdown. Ho affittato una piccola vigna e l’idea sarebbe di ingrandire la cosa ma per quello serve lavorare, fare serate; sostenere gli investimenti che, pur piccoli, sempre investimenti sono. Con la prima vendemmia faremo sette-ottocento bottiglie.

La cosa più preziosa che hai?

La vita.

E una cosa che le manca?

Mi mancano tanto delle persone… Mi manca, a volte, di non aver gestito meglio il denaro di quando guadagnavo di più. Adesso è una roba abbastanza tranquilla, non ci sono grossi picchi. Quando ho avuto grande successo ero troppo giovane per gestire la situazione economica. Avevo 23 anni all’epoca: a quell’età è difficile… Diciamo che sono come George Best: ho speso soldi in auto, donne e alcol e tutti gli altri li ho sperperati.

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