Due donne, fra le tante, per celebrare l’8 marzo con consapevolezza
Due donne, fra le tante, per celebrare l’8 marzo con consapevolezza. Nella giornata dedicata alla celebrazione delle donne, abbiamo chiesto alla cantautrice pratese Matilde Rosati, di affidarci qualche sua riflessione sul tema.
Due donne, fra le tante, per celebrare l’8 marzo con consapevolezza
Dalla festa che ha come simbolo la mimosa, si è subito passati a parlare di una donna-icona del nostro Paese, la Senatrice a vita Liliana Segre, alla quale Matilde ha dedicato un brano che è in concorso per Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty. Si tratta di un’importantissima manifestazione che prevede anche una sezione emergenti, alla quale partecipa appunto Matilde, con la Ma che fa (Liliana Segre), ascoltabile qui.
Una manifestazione dai valori universali
Per questa manifestazione è fondamentale il lavora del giornalista e scrittore Enrico Deregibus, per molti anni consulente del Club Tenco, direttore artistico, consulente o responsabile della promozione di molte iniziative di pregio, come il Premio Bianca d’Aponte, il Meeting Etichette Indipendenti, il Premio Bindi, il Premio Andrea Parodi e altre.
L’intervista a Matilde
Matilde, che immagini ti evoca il nome di Liliana Segre?
Più volte ho ascoltato la sua testimonianza, ogni volta come se fosse la prima. Un racconto che ti attraversa nel profondo dell’anima e ti colpisce in maniera particolare. La volta che mi ha più colpita à stata l’ultima, presso la Cittadella della Pace. Ho sempre sperato che, prima o poi, avrei avuto l’occasione d’incontrarla personalmente.
E’ stato quello l’elemento determinante per farti venire voglia di scrivere Ma che fa (Liliana Segre)?
Diciamo di sì, ho voluto tradurre in musica la sua storia, dalla quale è nata questa canzone che, forse con qualche licenza poetica, si sforza di essere un ulteriore veicolo di trasmissione della memoria, affinché non venga dimenticato ciò che non dovrà mai ripetersi, imprimendo quei sentimenti così forti, sconvolgenti eppure indescrivibili che vengono tramandati da Liliana con fermezza e coraggio perché rimanga vivo il ricordo dentro ognuno di noi.
Cosa rappresenta per te questo brano?
Un supporto alla memoria. Uno dei passaggi che più mi ha colpito della testimonianza della Senatrice Segre è quello relativo a Jeanine. Si trattava di una ragazza francese che, durante una delle varie selezioni naziste, si era coperta la mano in modo da non far loro vedere che aveva perso due dita in una pressa. Non la risparmiarono. E Liliana non si è voltata a dire addio a questa ragazza mandata al gas, non è riuscita a dirle una parola, in quel luogo in cui le persone erano solo numeri scalfiti sulle braccia. Non ci è riuscita… ma quel gesto non riesce, ancora oggi, a perdonarselo.
Il binomio fra la data odierna dell’8 marzo e la figura della senatrice, cosa esprime per te?
La giornata odierna, istituita per ricordare sia le conquiste che le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e soprattutto sono ancora destinatarie in ogni parte del mondo, l’abbinamento con Liliana Segre è in grado di creare un messaggio potentissimo di umanità. Oggi viviamo ancora in un mondo in cui la discriminazione di genere e fra generi, retaggio di una cultura marcatamente patriarcale e sessista, genera nel quotidiano fenomeni violenti in senso fisico ma anche psicologico.
Nello specifico cosa?
Atteggiamenti non rispettosi che si riflettono nel quotidiano, nell’uso di linguaggi non neutri, discriminatori nel genere, stereotipati, che portano a narrazioni capovolte e che sviliscono il ruolo della donna nelle istituzioni, nel sociale, nel lavoro… per il solo fatto di essere donna. Ed è questa cultura che va smantellata e cambiata, una lotta che va fatta con le donne, non al posto delle donne.
Quale il ruolo del sesso maschile?
Al fianco delle donne, sempre! Non sostituendosi a loro ma con un atteggiamento di ascolto, immedesimandosi nei panni di chi parte svantaggiata. Ognuno contribuisca al cambiamento culturale che può renderci davvero tutti uguali!