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Piero Pelù: “Vi farò godere come maiali” (intervista)

Piero Pelù: “Vi farò godere come maiali” (intervista)

Piero Pelù: "Vi farò godere come maiali" (intervista)

Piero Pelù: “Vi farò godere come maiali”. Promessa da rocker (quindi assolutamente concreta) quella del 60enne leader dei Litfiba. Caricato a molla pensando al tour che sta per partire, si infervora parlando del film in cui interpreta la rockstar Gabriele Arcangelo, I cassamortari di Claudio Amendola (si può vedere su Prime Video). La sorpresa del terzo film di Amendola come regista è proprio il rocker toscano, a suo agio nella veste di attore, nella parte di una rockstar tanto famosa quanto ipocrita.

Come ci si sente da attore lanciatissimo?

Lanciatissimo! Mi fai ridere. Tutto quanto fa spettacolo, come diceva una vecchia trasmissione su Rai 2. La verità è che io sono onorato di essere in un progetto così, con questi attori e con un regista come Amendola, avendo avuto la possibilità di lavorare pure alla colonna sonora. Loro sono attori veri, loro fanno il cinema, è stato un privilegio far parte della squadra.

Sete di vita, il brano che hai scritto per il film è una bomba, sia musicalmente che per quanto riguarda il testo…. 

Amo molto questa canzone, non è stata facile scriverla perché doveva aderire alla sceneggiatura e, al contempo, desideravo metterci parecchi dei valori a cui tengo, del mio punto di vista su questa epoca, su questa società. Non volevo fosse solo una canzone legata al film, desideravo potesse essere più universale. Starà a chi ci guarderà e a chi ascolterà il pezzo giudicare…

Non tutti avrebbero accettato questo ruolo, tu sì: come mai?

Perchè non sono scaramantico, non ho avuto paura del destino del mio personaggio. Questa è una black comedy senza rete, un genere che non vanta una grande tradizione in Italia. Mi hanno chiamato a inizio 2020 e non sembrava strano parlare di morte, di raccontare un rapporto con l’ultima tappa della nostra vita.

In molti ti definiscono un’icona iconoclasta. Ti ci ritrovi in questa definizione?

Icona non so, non sta a me giudicare… ma mi riconosco nell’aggettivo iconoclasta, su quello ci metto la firma! Non a caso ho accettato questo ruolo. Gabriele Arcangelo è una rockstar che non mi rappresenta, solo ai più superficiali poteva sembrare naturale che io potessi interpretarlo. Contro quel modo di intendere musica e showbiz mi batto da quando ho cominciato a fare musica, io sono un rocker e non ho mai voluto essere una rockstar. E non lo sono, infatti: so quanto sono viziati certi personaggi, e lui incarna la peggior forma di star system. 

Non voglio chiederti nulla sulla guerra attualmente in atto… ma mi piace ricordare che contro le guerre ti schieri da decenni…

Ricordiamolo, me lo posso permettere di parlare di politica! Io contro la guerra ci sto da sempre, dai tempi dei Balcani.

Stai pensando come per i Balcani a concerti, canzoni o raccolte benefiche in favore dell’Ucraina?

Stiamo tentando di mettere insieme qualcosa che possa aiutarli. Lì arrivano attualmente aiuti umanitari e militari da ogni parte del mondo e la paura che possano essere dirottati c’è, come avvenuto in Africa in altre occasioni. Ma non è solo ora che dobbiamo mobilitarci, lì ci sarà bisogno di noi per anni, decenni. Ci sono generazioni di bambini che cresceranno prima sotto le bombe e poi in un Paese devastato, annientato, a pezzi. E pure il popolo russo, come successe ai tedeschi con i lager, non uscirà con il sorriso sulle labbra quando aprirà gli occhi.

Dopo tanti anni puoi rivelare il tuo segreto?

Non c’è nessun segreto. So solo una cosa: è fondamentale essere coerenti e rimanere fedeli a se stessi, non rimanere uguali a se stessi. Amo gli AC/DC ma non capirò mai come sono riusciti a fare 30 album tutti uguali. So che i fan si incazzeranno, ma è così. Tu non troverai mai un disco dei Litfiba o mio da solista che suonerà come un altro già fatto, farai fatica persino a trovare riferimenti particolarmente decisi al passato. E poi devi sempre metterti in discussione. Devi prenderti per il culo. Non sai quanto è importante farlo…

All’inizio del tuo viaggio artistico, avresti mai immaginato che i Litfiba sarebbero entrati nell’immaginario collettivo?

Mai avrei pensato che i Litfiba sarebbero arrivati a questo livello. Mai ci ho pensato e voluto farlo, non ho mai scritto una canzone per calcolo ma solo per l’urgenza di esprimermi, dire la mia, raccontare. Se vivo momenti eccitanti sono fertile e prolifico, se mi annoio non riesco neanche a prendere la penna in mano, figuriamoci la chitarra. Non so muovermi strategicamente per riuscire a farmi notare di più e neanche mi interessa. Io ho sempre bisogno di stimoli, di essere bombardato, questa è l’unica cosa che conta per me.

 

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