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Paola Barale: «Se devi dire una bugia dilla bella grossa»

Paola Barale: «Se devi dire una bugia dilla bella grossa»

«Invece che piangermi addosso per il momento drammatico che stiamo vivendo, sto cercando di darmi da fare e sono serena nonostante tutto. Poteva andare peggio». Paola Barale, 54 anni portati splendidamente, sta recitando a teatro, con un classico della commedia, «Se devi dire una bugia dilla grossa», rivisitata da Garinei, con Paola Quattrini, Antonio Catania, Nini Salerno. Sarà  fino alla fine di aprile, in giro per l’Italia.

Si è data al teatro perché era stufa di televisione?

Diciamo che quello che volevo io, non era quello che mi offrivano.  Non ce l’ho con i reality, ma con i contenuti. Io a litigare e a mettere in piazza i fatti miei, non ci vado. Dopo tanti anni di lavoro, mi sembrava di regredire. E ho detto dei no. In tv vorrei fare l’intrattenimento, una tv che è un po’ sparita. E così mi è tornata la voglia di rimettermi in gioco.

Ed è arrivata la proposta teatrale…

Esatto. Al momento giusto, quando avevo la maturità per affrontare il teatro. E’ stato come tornare a scuola, mi ha ridato entusiasmo. Una rinascita vera. Facendo le prove con i miei colleghi così bravi, giganti del talento, era come se facessi un corso di recitazione, ma senza pagare. Io mi sono impegnata tanto, non volevo deluderli e deludere me stessa».

Il pubblico veniva a vedere com’era diventata Paola Barale secondo lei?

Sì, ci sta. La gente è curiosa, si domanda “Adesso vediamo la Barale che fa?. Del resto mi hanno presa perché sono un nome di richiamo, non perchè sono brava… Alla fine erano tutti molto stupiti . Dicevano “Ma non ce l’aspettavamo!”. Il bello è che la gente ride tanto, è un testo scritto bene anche se leggero e c’è un gran bisogno di divertimento. Quando senti la sala che ride è una grande soddisfazione. Perché a teatro non c’è lo scalda pubblico come in tv…

E a fine maggio una piccola parte in un film

Sì un film in Calabria diretto da Giulio Ancora. “Even” è un dramma psicologico che esplora il fenomeno della violenza sulle donne.

Potesse scegliere che farebbe?

Lo show dei record, Italia’s got talent, Lol. L’intrattenimento puro, forse perché è quella che ho fatto io. Magari sono rimasta indietro, legata ai ricordi. Ho fatto Pechino Express»:  meraviglioso, ma se avessi saputo che era così faticoso, non so se l’avrei fatto. Il bello di Pechino è che entri nelle case, nella cultura locale. Vedi come vivono: meno hanno, più ti danno. Pechino Express mi ha insegnato a chiedere aiuto senza imbarazzo. Al massimo ti dicono di no.

Negli anni Novanta era diventata un modello estetico per le ragazze che si pettinavano e vestivano come lei…

Non sono succube della moda, ho bravi amici che mi danno consigli. Per valorizzarsi bisogna solo esaltare le proprie caratteristiche. Io però non mi sono mai piaciuta. Detesto invecchiare, hai meno possibilità, meno energie, e avere limiti non mi piace. Poi certo sono grata alla vita, ma non ho mai sentito uno di 80 anni che non vorrebbe averne 30, e non ho mai sentito un trentenne desiderare di avere 80 anni.

Fidanzati? Relazioni importanti?

Non ho una relazione così importante da mettermi un uomo in casa. Sono diventata rigida, ma ho scoperto come si sta bene soli. Non ho bisogno di niente, ho tanti amici . Non mi manca nulla neanche dal punto di vista sessuale: non ho appeso il cappello al chiodo eh! Ma ognuno va a casa sua.

Lei ha avuto la fortuna di lavorare con i grandissimi della tv. Li ricorda ogni tanto?

Sì certo, e mi mancano. Sono stata davvero fortunata. Mike è stato un maestro abbastanza severo; Sandra Mondaini e Raimondo Vianello sono stati speciali, li ho amati moltissimo.

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