Matteo Strukul, l’ultimo romanzo e il mistero del cimitero di Venezia

Nasce dall’ossessione dello scrittore per un quadro del Canaletto, l’opera dedicata al Rio dei Mendicanti, il nuovo romanzo del padovano Matteo Strukul, vincitore nel 2017 del premio Bancarella, sicuramente uno dei più grandi scrittori di romanzi storici contemporanei. Si chiama Il cimitero di Venezia (Newton Compton, 310 pagine, 9,90 euro). Un thriller storico-avventuroso, che trascina dentro al Settecento veneziano, tra intrighi, arte, palazzi, luci e ombre di quell’epoca. Dopo il best-seller I Medici, arrivato a vendere 850mila copie nel mondo e altri libri di successo sfornati a ritmi «agonistici», circa uno ogni tre mesi, Strukul torna a incantare con questo nuovo romanzo.

Una delle più illustri dame di Venezia, trovata con il petto squarciato

A Venezia si concentrarono i più grandi geni del tempo. Da Vivaldi a Goldoni, Tiepolo, Guardi e altri, ambienta una storia che porta subito a un parallelismo con la contemporaneità. Un’epidemia di vaiolo seminava la morte allora, come oggi fa il Covid, senza che i medici riuscissero a fermarla. Giovanni Antonio Canal detto Canaletto finisce nei guai per l’omicidio di una delle più illustri dame di Venezia. Questa viene trovata con il petto squarciato tra i flutti di Rio dei Mendicanti. Proprio il Canaletto aveva ritratto quel luogo e questo basta per finire nel mirino degli Inquisitori di Stato.

Con il petto squarciato e il cuore strappato e gettato chissà dove

«La fanciulla d’alabastro. La notizia aveva fatto il giro dei sestieri. Candida come un giglio, si diceva, ma con il petto squarciato e il cuore strappato e gettato chissà dove, era stata ripescata da un calderaio nel Rio dei Mendicanti. C’era di che impazzire. E il ghetto stava impazzendo davvero: era una gigantesca pentola che sobbolliva e, presto o tardi, si sarebbe scoperchiata, rovesciando tutti i mali del mondo all’intorno».