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Victoria Cabello: «Sono andata oltre i pregiudizi, ma davanti a un bagno uzbeko ho pianto»

Victoria Cabello: «Sono andata oltre i pregiudizi, ma davanti a un bagno uzbeko ho pianto»

Victoria Cabello e Paride Vitale non avrebbero mai scommesso sulla loro vittoria a Pechino Express. «Paride aveva fissato appuntamenti già dieci giorni dopo la nostra partenza, tanto era convinto di tornare subito».

Invece avete vinto. E sono scese anche le lacrime.

Dopo la vittoria sembravo uno dei Kiss, con il mascara colato. Ero una maschera di dolore. Però una cosa voglio dirla: abbiamo battuto Enzo Miccio. Io in tutta l’esperienza invece ho pianto solo una volta, guardando un bagno uzbeko.

Una coppia di amici pronta a tutto, ormai.

E dire che tra tutti i nostri amici siamo quelli più impediti, che non ce la fanno a fare niente e arrivano ultimi in tutto.

Con Paride avete imparato qualcosa in più l’uno dell’altro?

Per me questa esperienza è stata davvero un momento di svolta, di rinascita. Sento proprio di essere tornata diversa e, sinceramente, di essermi lasciata nello zaino di Pechino tutto quel fardello che mi portavo dietro, fatto di malattie e, appunto, momenti down. È stato tostissimo ma ne è valsa la pena. Io e Paride ci conosciamo da più di vent’anni e insieme abbiamo fatto di tutto: ci conosciamo benissimo e questa cosa effettivamente è stata di grande vantaggio. Anche perché su forza fisica e intelligenza noi non potevamo contare.

C’erano coppie di genitori e figli eppure sono arrivate dopo…

Perché lì c’è sempre uno che protegge l’altro, noi invece ci reggevamo a vicenda. Siamo partiti con lo spirito di divertirci e con il vantaggio che ti puoi mandare a quel paese per poi riprenderti in trenta secondi.

Come è stato, una volta tornata a casa, non vedersi più h24?

Per Paride credo un sollievo, io sono entrata in lutto. Per me che vivo sola e sono abituata a stare da sola, avere sempre intorno Paride e tutto il gruppo è stato meraviglioso, come stare in famiglia. Infatti ora sono distrutta emotivamente, come sempre quando finisce un’esperienza: forse è anche il motivo per cui non mi fidanzo più, visto che di solito già dal giorno uno penso a come sarà quando ci molleremo

E con gli altri come è andata?

Per me Natasha, Sasha, Aurora e Fru sono amici per sempre. In generale chi ha fatto il cast è stato bravissimo perché ha creato un gruppo che si vuole bene. Solo con le Tik Toker, che abbiamo eliminato noi, non siamo più riusciti a ricucire un rapporto e ci spiace, sarebbe stato bello confrontarsi. Ma loro non l’hanno presa bene e non ci hanno più voluto bene come prima.

Se doveste pescare solo un ricordo tra tutti?

Io non volevo dormire in nessuna delle case che trovavamo, di primo impatto. Ma un grande insegnamento di questo programma è che oltre i nostri pregiudizi ci sono cose fantastiche. Di mio non sarei entrato nemmeno obbligato nei posti in cui sono stato, invece l’ho fatto e ho conosciuto persone fantastiche. In quella che è senza dubbio la casa più povera che ho visto in vita mia, un signore che stava in condizioni difficilissime ci ha ospitati: era un omone enorme, con la maglietta sporca, pensavo: “Questo ci ammazzerà nella notte”. Si è rivelato essere invece il padre più tenero del mondo che vive per far studiare sua figlia che vuole fare l’architetto. Una volta tornati a casa gli abbiamo mandato un pacco con tutto il necessario perché lo possa fare.

Hai quindi aiutato a posteriori le persone che hai conosciuto lì?

Di base abbiamo incontrato gente migliore dei nostri parenti più stretti, gente che per noi ha fatto di tutto. Se qualcuno sotto casa mia, con uno zaino rosso in spalla mi dicesse se può fermarsi da me a dormire io scapperei urlando. Ho scoperto invece un’umanità incredibile.

Se dovesti suggerire una meta per un viaggio?

Uzbekistan: prima non sapevo nemmeno dove fosse sulla cartina, invece è veramente bellissimo sia per la capitale che per tutta la parte della via della seta. E con persone super ospitali

Come mai Costantino della Gherardesca si è commosso quando hai vinto?

Mi conosce da moltissimi anni e ci tengo a dire una cosa: credo di dovere tantissimo a lui. Ha insistito molto perché partecipassi, me lo chiede da sempre e mi ha voluto tantissimo, di fatto, dandomi una chance dopo anni in cui ero ferma. Gli sono molto riconoscente. Lui sa quello che ho vissuto in questi anni, per via della malattia, e arrivare in fondo a questo percorso è stato una sorpresa anche per lui, che forse non ci sperava. Alla fine è un patatone… un patatone chic.

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