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La Ferragni? Una “poraccia” in confronto alle star internazionali

La Ferragni? Una “poraccia” in confronto alle star internazionali

La Ferragni? Una “poraccia” in confronto alle star internazionali. Chi non conosce la moglie di Fedez? Ma i suoi adepti sono niente rispetto a quelli delle star internazionali. “La forza non si giudica solo dai numeri”, sostengono gli esperti. Contano lavoro, cuore e credibilità nei messaggi. Sulle borsette certamente… ma ancora di più sugli ideali

La Ferragni? Una “poraccia” in confronto alle star internazionali

Si fa presto a dire influencer, ormai è un termine di larghissimo uso comune. Ma provare a definirne uno è un esercizio che può mettere in difficoltà anche i sociologi più attrezzati. Perchè la loro essenza è generata dal loro pubblico che ne determina vita e gloria, oopure l’esatto contrario.  Sicuramente una coa è certa: il numero di follower non basta a fare un influencer. Se Cristiano Ronaldo è l’uomo che ne ha più su Instagram (circa 600 milioni) davanti a Messi (quasi 500) e Selena Gomez, non è detto che possa considerarsi un influencer. Alcuni, i puristi del ramo, addirittura lo snobbano.

Papa Francesco ha la meglio su Elon Musk e Obama

Su Twitter il proprietario Elon Musk  – l’uomo più ricco del Pianeta – è al primo posto con 154 milioni di seguaci, davanti a Obama e Justin Bieber (l’ex presidente USA Trump nono con 87), ma non per questo viene vissuto come un personaggio in grado di promuovere valori e prodotti. Papa Francesco, per esempio, possiede un terzo di adepti rispetto a Musk, ma il suo coefficiente di “influenza” è dieci volte superiore! La capacità di condizionare il pubblico, indirizzandolo verso un prodotto o un ideale sociale è materia nata molto prima dei cosiddetti millennials. Fatty Arbuckle, un grassottello divo del cinema muto degli anni ’20, era già un influencer ante litteram per una nota marca di sigarette dalle quali non si separava mai, soprattutto di fronte ai fotografi. Aveva già capito tutto!

Oggi è l’audience a decidere

I condizionamenti che derivano dai social sono intimamamente legati a strategie aziendali che, praticamente, esistono da sempre. A cambiare sono solo gli strumenti. Un tempo erano i guru del marketing a decidere ciò di cui il pubblico aveva bisogno. Adesso è il pubblico stesso. Non a caso i brand più importanti al mondo destinano fino al 50% del budget per i social digitali, utilizzando influencer che dal 2015 ad oggi hanno generato un valore di mercato di 6,5 miliardi di dollari (+500%). Vi chiedete il perchè? La risposta è semplice: il pubblico, cioè noi, prestiamo ascolto ai personaggi di cui ci fidiamo perché avvertiamo che un po’ gli somigliano.

La storia da Guinness di Jimmy

Jimmy Kimmel era un bambino silenzioso, cresciuto a Greenville, North Carolina. All’età di 9 anni vede i suoi genitori divorziare, a 13 passa tutto il pomeriggio incollato al computer. Nella sua cittadina le possibilità per emergere sono quasi ridotte allo zero. Ma lui pubblica un video su YouTube e, all’età di 14 anni conta già 100 mila follower. A 20 abbandona l’università per dedicarsi anima e giga al lavoro di blogger. Oggi, che di anni ne ha 25, è stato inserito nel Guinness dei Primati grazie a 180 milioni di sottoscrizioni del suo canale YouTube. Secondo una stima dell’autorevole testata Forbes vale 57 milioni di dollari. Jimmy ne ha appena raccolti 30 per una campagna di pulizia degli oceani. Cosa si diceva poco fa? Cuore, lavoro e credibilità.

L’inestimabile valore della normalità

Il 23enne senegalese (ma cresciuto nella nostra Chivasso) Khaby Lame, anche giudice a Italia’s Got Talent, ha una storia personale che vale la pensa citare. Oggi probabilmente non sarebbe nessuno se ad un certo punto, durante la segregazione generale indotta dalla pandemia non si fosse messo a fare gesti e sguardi buffi coi suoi video su TikTok. Ora è considerato l’influencer più potente del pianeta con oltre 150 milioni di follower. Secondo il New York Times, il suo successo si deve a l’everyman quality, ovvero il pregio dell’assoluta normalità. Il numero di chi ti segue è solo una delle voci nel profilo del bravo influencer. Prima ci sono l’empatia, l’autenticità e la capacità di comunicare. Ma quello che conta davvero sono i valori che rappresenti e la forza di creare un coinvolgimento costante, legato anche ad una frequenza di pubblicazioni senza sosta. Sarà un caso che la parola engagement (coinvolgimento) si traduce pure in fidanzamento?!? No di certo.

Chiara è solo quinta

E la Ferragni nazionale?  Si trova in quinta posizione. Tutto cominciò con il suo blog fashion, oggi è equiparabile ad una multinazionale. Durante i giorni del Covid riuscì a raccogliere, grazie alla potenza di 180 mila condivisioni, 4,5 milioni di euro per  aumentare i letti di terapia intensiva a Milano. Una ragazza carina come tante se ne vedono in giro per il centro a Milano, si potrebbe dire. Ma con quel quid in più che fa la differenza.

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