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Un’amicizia davvero particolare, raccontata dopo 40 anni

Un’amicizia davvero particolare, raccontata dopo 40 anni

Anna Cherubini, la scrittrice sorella di Lorenzo “Jovanotti”, ha raccontato di recente di avere avuto un legame con la «Vatican Girl» Emanuela Orlandi. Le loro vite si sono incrociate fino al 22 giugno 1983, il triste giorno in cui l’allora 15enne sparì nel nullo. Il papà del cantante romano e di Anna lavoravà in Vaticano, dovev vivevano anche gli Orlandi.

Anche il Vaticano era un luogo non sicuro

Dopo 40 anni però, Emanuela non è stata ancora trovata. La Cheribuni racconta a Vanity Fair che l’immagine di Emanuela è stata tratteggiata solo in maniera cupa, mentre lei vuole offire «un ritratto più intimo, scandito da abitudini e passioni adolescenziali». Emanuela era una ragazza libera nel senso più nobile del termine, non aveva paura e aveva una vita davanti per realizzare i suoi sogni». Per la sorella di Jovanotti la scomparsa di Emanuela le ha fatto comprendere come «anche in un quel luogo sicuro e protetto poteva accadere qualcosa di terribile a noi ragazze».

L’incontro grazie alla musica

Presso la scuola di musica si incrociano i destini delle due ragazze. «Pochi giorni prima della sparizione di Emanuela, avevo il problema di come avrei continuato a studiare musica. Erano finite le lezioni che la scuola media offriva gratuitamente di pomeriggio e proprio lei mi aveva parlato di questa scuola di musica del Vaticano, che però era a numero chiuso e non c’erano posti liberi per il nuovo anno scolastico. Mai avrei potuto immaginare che, a distanza di qualche mese, avrei preso il suo posto rimasto vacante a seguito della sua sparizione. Ammetto che inizialmente fu inquietante percorrere la sua stessa strada e svolgere le sue stesse attività. Mi sentivo come una sua ombra. Quando uscivo da lezione era buio e, intimorita, temevo potessi essere la prossima ragazza scomparsa».

Un episodio sottilmente inquietante

«Alle lezioni di solfeggio partecipavano anche sacerdoti di mezza età. Capitava di averne uno proprio accanto, mi chiedeva di leggere sullo stesso libro. Una volta, mi sono accorta che faceva qualcosa di strano con il respiro, forse ansimava. Ma ai tempi non interpretai questo gesto con malizia. Con le mie compagne decidemmo di occupare un’intera fila per evitare che i sacerdoti si sedessero accanto a noi e fortunatamente non ci fu un seguito. Però ricordo quest’episodio con disagio».

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