Chi c’è dietro al personaggio “Drusilla Foer”
Finalmente un aspetto che in questo Sanremo 2022, proverbialmente divisivo, ha messo d’accordo tutti: la presenza, ieri sera, di Drusilla Foer, al secolo Gianluca Gori, prima co-conduttrice “en travesti” della storia di Sanremo. Fasciata in un elegante abito scuro, ha sceso le scale con sicurezza ed è andata verso il microfono iniziando a cantare, senza dire nulla ad Amadeus (“Amedeo”, come l’ha chiamato poi lei ripetutamente) che la stava aspettando. Si è subito presa la scena ed ha conquistato in poco tempo il cuore degli spettatori. Dopo un po’ è tornata vestita da Zorro e, ironia a parte, il messaggio è apparso chiaro a tutti.«Ho pensato di fare qualcosa di un po’ eccentrico, per mettere allegria. Ma anche per gentilezza, per tranquillizzare quelli che avevano paura, sai… un uomo travestito. Sicché mi sono travestita».
54anni, nato a Firenze, alto un metro e 85, Gianluca Gori ha ideato il suo alter ego femminile che invece di anni ne ha 70 e che condivide con lui solo la città d’origine. Artista polidrico, Gori è attore ma anche cantante e in passato ha lavorato come fotografo: un performer completo. Il suo personaggio più conosciuto è Drusilla, irriverente e borghese al tempo stesso. “Uno dei personaggi più belli, eleganti, arguti, pungenti, intelligenti, ironici, colti e brillanti che la televisione abbia avuto la fortuna di ospitare negli ultimi quarant’anni”. Le scrive un amico sulla sua bacheca Facebook, a ridosso della terza serata.
La prima partecipazione televisiva è del 2012, nella trasmissione The Show Must Go Off di Serena Dandini. Poi come ospite fisso in CR4 – Repubblica delle donne, programma di seconda serata ideato e condotto da Piero Chiambretti, giornalista sempre molto attento alle tematiche di costume emergenti: qui Gori è ospite fisso. Anche il cinema se ne accorge: in Magnifica Presenza di Elio Germano. Presto uscirà anche un suo libro. Davvero una scelta azzeccata in questo cast multiforme sanremese, un trionfo di “femminilità”, ironia e classe. Un inno al rispetto di ogni diversità, che Drusilla, con stile, sottolinea con un’arma sempre potente: lo stile del suo monologo finale, dove sottolinea che tutte le persone sono materia unica, anche gli artisti con le proprie fragilità e contraddizioni. E se la diversità spesso allontana, forse sostituendola con la parola unicità e con la mano tesa. Tante sciocche barriere possono essere distrutte, persino in tempi nei quali la brutalità e l’arroganza offensiva dei social imperano. La mano tesa è il simbolo del rispetto dell’unicità del prossimo, anche attraverso le parole e la melodia di una canzone.