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Gabriel Wegner: un forte inno alla pace

Gabriel Wegner: un forte inno alla pace

Gabriel Wegner: un forte inno alla pace. A soli 1300 km da noi si sta consumando una guerra. Un conflitto disumano – come tutte le guerre del resto – che ricorda l’invasione della Polonia da parte della Germania, che diede il via alla Seconda Guerra Mondiale. E anche questa volta tra le prime vittime ci sono i bambini. Quei bambini che la notte prima ricevono il bacio della buonanotte, pensando che il giorno dopo andranno all’asilo o a scuola, preoccupati magari per un’interrogazione. Gli stessi che improvvisamente vengono svegliati da un boato… e non si tratta purtroppo di un temporale passeggero. La sua The voice of a child, oltre ad essere una bella canzone, che ricorda alcune cose degli ultimi Marillion… ma che soprattutto contiene un messaggio che nessuno deve ignorare. D’altronde il suo nome  Gabriel è contenuto un potentissimo significato. Deriva dall’ebraico Gavri’el, composto da gebher (o gheber, “uomo”, a sua volta derivante da gabhar o gabar, “essere forte”) associato ad El (“Dio”). In poche parole… uomo di Dio.

Gabriel Wegner: un forte inno alla pace

Gabriel è un cantautore emergente, le sue canzoni rimandano ai miti della musica rock e synthpop anni ’70 e ’80. Ha cominciato a comporre da giovanissimo passando in varie band  dell’underground romano. Alcune delle sue composizioni sono state utilizzate in programmi tv come Blob su Rai3, su Mediaset e come sigla di uno spot dell’Unicef. Corteggiato dalla Sony sia nel Regno Unito e anche in Italia, dal 2014 si è concentrato su questo progetto, componendo canzoni differenti dal suo repertorio abituale. Allargandosi non solo su altri generi e stili musicali ma anche su culture differenti. L’idea principale è stata quella  di rivisitare la vita di suo nonno Armin Theophil Wegner e i capitoli storici nei quali fu coinvolto.

La coraggiosa opera di denuncia del nonno Armin

Armin Theophil Wegner è stato scrittore, poeta e giornalista. Nota è la sua azione nel divulgare le molte ingiustizie umanitarie di cui fu osservatore attento e protagonista. Nel 1915, durante la Prima Guerra Mondiale, denunciò – rischiando la vita – il genocidio degli Armeni, perpetrato dal governo Turco. Le sue denunce non furono solo scritte ma anche fotografiche, eseguite di nascosto, potendolo oggi considerare come il primo reporter fotografico della storia. Durante il regime nazista fu uno dei principali intellettuali tedeschi che alzò la sua voce a favore dei diritti umani del popolo ebreo, scrivendo una lettera aperta a Hitler. Naturalmente venne arrestato e torturato. Dopo quattro mesi trascorsi in campi di concentramento lasciò la Germania. Dopo un breve periodo in Inghilterra e in Palestina venne in Italia.  Suo nipote Gabriel oggi prosegue l’impegno del nonno, collaborando con RAI, BBC, Consolato Armeno, Ambasciate Armene, A.R.P.A. Foundation of Los Angeles, Museo del Genocidio Armeno di Yerevan, AGBU di Londra e la onlus Gariwo, il cosiddetto “Giardino dei Giusti” a Milano. Non a caso ha voluto come copertina del suo singolo l’effigie del nonno.

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