Now Reading
Diversity Media Awards: vincono sempre loro… i Makeskin!

Diversity Media Awards: vincono sempre loro… i Makeskin!

Ai Diversity Media Awards vincono sempre loro: i Makeskin. Un applauso scrosciante accoglie Diego Passoni, conduttore di Radio Deejay e di questi Diversity Media Awards a Milano, gli «oscar dell’inclusione». Un evento che premia i personaggi e i contenuti mediali distintisi per una rappresentazione valorizzante delle persone. Senza distinzione di genere e identità, orientamento sessuale e affettivo, etnia, età e generazioni, disabilità. Sul palco ci sono anche Michela Giraud e Myss Keta.

Diversity Media Awards: vincono sempre loro… i Makeskin!

I Maneskin, sono stati eletti personaggi dell’anno (fisicamente assenti per ricevere il premio), «per la forza e l’energia dirompente con cui si sono affermati a livello nazionale e internazionale andando oltre gli stereotipi di genere e lottando contro una tradizionale rappresentazione della mascolinità». Il riconoscimento per «creator dell’anno» è andato a Giorgia Soleri, che ha da poco pubblicato il suo primo libro di poesie, La signorina Nessuno (Vallardi). Questa la motivazione: «Per il suo impegno costante nel portare malattie da sempre poco note nella società e trascurate dalla stessa medicina, all’attenzione del grande pubblico».

Altri premi sono andati a Strappare lungo i bordi di Zerocalcare, come miglior serie tv italiana, a Maid per miglior serie tv straniera e a Maschile Singolare, per miglior film. Drag Race Italia e Geo hanno vinto ex aequo per miglior programma Tv e, infine, nella categoria Serie kids ha vinto Adventure time – Distant Lands.

Premi anche all’informazione inclusiva

Lo spot «Ciao papà» di Idealista è la migliore campagna pubblicitaria. Consegnati anche riconoscimenti all’informazione: miglior servizio tg al Tg1 per il servizio La nuova squadra di governo di Biden: diversità e inclusione di Monia Venturini; miglior articolo stampa quotidiani a Il Sole 24 Ore per l’articolo Femminicidi e violenza aumentano, cosa stiamo sbagliando? di Chiara Di Cristofaro e Simona Rossitto; miglior articolo stampa periodici a L’Espresso per Abilismo, il nome dell’odio di Simone Alliva. Miglior articolo stampa web a Marieclaire.it per Michelle Wu, la prima sindaca di Boston che entrò in politica per salvare sua madre di Arianna Galati.

Molto toccanti  anche le considerazioni sulla fragilità del cantautore Michele Bravi, che ha raccontato quanto avesse desiderato da piccolo «essere solo un suono, senza un corpo concreto, un’onda, una voce, una frequenza». Da bambino sognava «un mantello dell’invisibilità, quando nasci in un contesto che fatica a vederti e a riconoscerti, la soluzione è adeguarsi o sparire». Contro tutto quel «fango, la polvere del giudizio, che ti fa venire paura di guardare la tua stessa fragilità».

I Diversity Media Awards nascono da un’iniziativa della Fondazione Diversity, no-profit fondata da Francesca Vecchioni, figlia del grande cantautore Roberto: «Essere chiamati con il proprio nome significa esistere».

View Comments (0)

Leave a Reply

Your email address will not be published.

Scroll To Top