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Emma Marrone e le donne nella musica: smettete di chiamarci “quote rosa”!

Emma Marrone e le donne nella musica: smettete di chiamarci “quote rosa”!

Leggendo le sue ultime dichiarazioni pre-festival, sembra proprio che Emma, questo festival, se lo voglia godere fino in fondo: «Non ho un disco da promuovere né un tour da lanciare, mi son presa questa settimana e sono qui come fosse una vacanza al mare. Non sento alcuna pressione, non quella della gara né quella dei media». Pensando però che quando vinse l’ambita gara, dieci anni fa con “Non è l’inferno”, un po’ si commuove: «Appena arrivata a Sanremo, ero andata via da casa, avevo vinto Amici, ero inesperta, non strutturata come adesso. E qui non avevo gli agi che ho oggi: la villa che posso affittare per stare tranquilla, i miei collaboratori, Alessandro Michele che qualsiasi cosa mi fa indossare mi fa sentire bellissima, il massaggiatore che mi scrocchia dopo un periodo di sbattimento totale tra X Factor e set cinematografico (la vedremo presto ne “Il Ritorno” di Stefano Chiantini)». «Quei 4 nelle pagelle dei critici, tutti i pregiudizi… me li ricordo. Ma pure l’affetto delle gente, quello che mi ha sostenuto sempre. E poi, me lo dico da me, in questi dodici anni sono stata davvero brava, mi sono fatta il mazzo. Sì, sono proprio orgogliosa di me».

Sul brano di Sanremo la Marrone spiega:

«Non ho certo bisogno di venire a Sanremo per fare la figa. Nel brano si parla di rapporti uomo-donna, di una figura femminile tutt’oggi spesso ancorata al vecchio dualismo santa-puttana, conosco tante coppie che stanno insieme per convenienza sociale, che vivono in una bolla di finzione. Al di là delle canzoni, io ci ho sempre messo la faccia appoggiando ora questa ora quella battaglia per i diritti civili: per la comunità glbt, contro la violenza sulle donne, per i lavoratori. E mi sono assunta la responsabilità di queste mie posizioni prendendomi insulti e minacce».

All’Ariston, lei preferisce tornarci da cantante in gara che in qualità di co-conduttrice come fece con Carlo Conti:

«Io so che stavolta eseguirò il mio pezzo e poi via, al ristorante. Quando presentai il festival con Carlo, che per me è stato un grandissimo maestro, entravo in teatro alle cinque del pomeriggio e uscivo a notte fonda». È contenta che quest’anno ci siano Morandi, Ranieri, Zanicchi, Elisa: «Gente che ha fatto la storia della musica leggera italiana. Sono fiera di stare sul loro stesso palcoscenico».

Anche sul mondo della musica al femminile ha le sue idee precise:

«Si tratta di un contesto ancora in costruzione. Quest’anno, per dire, si è parlato di quote rosa a Sanremo, come se ci mettessero lì per fare numero. È spiacevole, perché noi non dobbiamo esibirci per accontentare il politically correct, tanto di moda in questo periodo. Ecco, se smettessero anche solo di definirci quote rosa si farebbe già un passo avanti. Le donne non devono essere integrate, visto che con questo si intende accettare chi sta ancora al di fuori. Ma noi non dobbiamo essere né accettate né integrate, perché lo siamo già e lo dimostriamo ogni giorno con forza».

 

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